A pensare male si fa peccato, diceva il Divo Giulio, ma molto spesso ci si azzecca.
Il motto andreottiano sembra adeguarsi perfettamente a quanto avvenuto sabato 27 giugno durante lo svolgimento del campionato di serie B all’incontro capitolino Gruppo Canoe Roma – S.S. Lazio
Tre premesse:
1) La faccenda arbitrale è vexata questio Arbitri bravi non se ne trovano e allenatori delle stesse squadre convenute in campionato sono costretti, loro malgrado, a svolgere questa delicata mansione . Un esempio. A e B giocano e C fa l’arbitro. Poi B e C giocano e A arbitra e così via. Certo non è eticamente corretto che chi è dentro il campionato abbia anche funzione arbitrale. Essa necessita, per definizione, una assoluta terzietà. Ma il nostro è uno sport “povero” e fatto da gentiluomini. Vige un Gentlemen’s Agreement che sabato è stato violato di brutto.
2) Le due squadre (GCR e S.S. Lazio) si allenano allo stesso circolo sebbene appartengano a due società differenti. I giocatori sono amici tra loro. Si incontrano in allenamento innumerevoli volte durante i mesi invernali. Sono uniti dalla passione e divisi dall’età. I giocatori della “Roma” potrebbero essere i genitori di quelli della “Lazio”. Un rapporto simpatico e sportivo contraddistingue le due squadre. Entrambi, nel giocare il loro “derby” cercavano tutto tranne un “aiuto” esterno.
3) Per arbitrare serve sì il pugno di ferro. Ma anche, e soprattutto in serie B, serve umanità, moderazione, comprensione. Sarebbe meglio utilizzare, con giocatori di livello più basso, le ammonizioni verbali e i cartellini verdi piuttosto che le massime sanzioni applicate alla lettera. Ma non è stato questo il problema.
Il protagonista della giornata è stato l’arbitro della partita. E’ costui un giovanotto di talento, di circa 30 anni, molto noto nel mondo della canoa polo italiana. Giocatore, allenatore, imprenditore, è uomo di multiforme ingegno. Già collaboratore del mio circolo se ne è allontanato anni fa, non senza una coda polemica, per altre acque lacustri. Accompagna e patrocina una squadra, proveniente dalla provincia romana, iscritta al campionato di B. Squadra che riceve, durante la mattinata, una severa sconfitta da parte del Gruppo Canoe Roma. Passa qualche partita e arriva l’atteso derby romano tra GCR e Lazio. Prima sorpresa. Dovrebbe arbitrare l’allenatore dell’Amalfi e sembra che il giovanotto in questione pretenda la direzione arbitrale scippandola al buon collega campano.
Da allora il disastro. Il giovane arbitro indossa il fischietto con un solo obiettivo: distruggere il Gruppo Canoe Roma. Ogni sciocchezza veniva fischiata e sanzionata al massimo. Ogni fallo ricevuto clamorosamente ignorato. Finché si è superato il limite. Riesce ad espellere un romanista per un supposto cambio irregolare. Un compagno lanciato a rete verso un possibile pareggio viene fallosamente trattenuto dal difensore. L’arbitro sanziona il trattenuto invece di chi ha commesso fallo. Scoppiano moderate e inevitabili proteste verbali. L’arbitro, al settimo cielo, comincia a mulinare cartellini rossi. Io gli urlo: “sei prevenuto!” (mamma mia che offesa) e vengo espluso per due minuti. Rimangono in campo solo due ragazze che, allo scadere della mia espulsione, vengono raggiunte da una terza. Noi uomini siamo orami fuori dalla partita, tutti espulsi. I ragazzi della Lazio, che mi diranno che l’arbitro ha “sporcato” la loro vittoria, sono disgustati. I più forti escono e mandano contro le ragazze le leve più giovani.
Quali sono le ragioni di tale orribile arbitraggio? Quali le ragioni di una pagina così imbarazzante per il nostro movimento?
Il giovane in questione ha “rosicato” per la sconfitta subita dal suo team e ha voluto vendicarsi?
Vecchie ruggini risalenti ad anni in cui la mia squadra ed altri del mio circolo avevano a che fare col giovane in questione?
Voglia di sbarazzarsi della “concorrenza” nel mondo della canoa polo romana?
Altro?
Alle mie proteste fuori dal campo il ragazzo mi ha minacciato di “deferimento” (mamma mia che paura!). Si erge ora paladino di valori morali e sportivi. Quegli stessi valori che ha compromesso.
Per quanto mi riguarda può anche querelarmi per diffamazione. Io mi firmo. Naturalmente tutto ciò che ho scritto va sotto la mia responsabilità e non riguarda in alcun modo né la mia squadra né la società né il mio allenatore.
Daniel