Bah, mi chiedo se davvero le donne si facciano cosi' sconvolgere da una sconfitta, anche pesante, nel campionato femminile o se siano cosi' timide da voler giocare solo con persone conosciute. Saro' ottimista, ma non credo sia cosi'. Forse non conosco il metodo scientifico e faccio induzione sull'unico caso che conosco bene, il mio.
Ho iniziato a giocare a canoa polo in Inghilterra, senza fronzoli, con una capitana un po' ragazzina che, come risposta ai miei dubbi e alle mie seghe mentali, mi ha inviato con una riga di email. "Just come n play". Mi sono allenata un anno con loro, in piscina e nel freddo dei canali di londra, poi appena mi sono resa conto che sarei dovuta ritornare in Italia, ho cominciato a googolare all'impazzata e, ovviamente, sono arrivata su questo sito.
Mi sono trovata di fronte a una canoa polo super discussa, cosi' diversa da quello a cui ero abituata. Dopo un intreccio di mail sono arrivata a Jack e Biri che mi hanno proposto (senza conoscermi) di giocare al precampionato tour, nel 2007. Ma lo ricordo ancora, ci siamo scambiati un paio di mail al mercoledi sera e io alla loro proposta ho risposto nell'unico modo che mi venisse in mente.... Vengo, insomma, I'll come and play. E stata una scommessa da entrambe le parti, un po' meno per me, che conoscevo almeno il Jack multimediale, molto di piu' dalla parte bolognese.
Al sabato sera ero in acqua. Prima di arrivare a meta' campo mi ero gia' ribaltata (ma, fortunatamente, per evitare la figura di merda completa, mi e' riuscito un provvidenziale eskimo). Credo di non aver neppure toccato la palla. Nonostante ci fossero Ada e Martina a potenziare un po' la squadra, abbiamo preso qualcosa come 25 goal in 4 partite e segnati non piu' di 5. E da quella partita mi sono fatta adottare dal Bologna (nonostante abitassi a 2 ore di treno).
Mi rendo conto che il campionato femminile non sia un granche', ma, se ci fossero piu' squadre (come in parte e' stato l'anno scorso) diventerebbe piu' interessante... Credo che per una novellina sia comunque un'esperienza positiva: se gioco contro il posillipo o il catania, mi aspetto al massimo di limitare i danni, ma se per caso mi entra un goal ai playoff o mi riesce uno stop, torno a casa con un sorriso a 2000 denti. E' un modo per sperimentare (se giovani) lo sport agonistico o per ritornare sui capi di gara dopo tanto tempo, come e' successo a me, che avevo smesso di fare gare di nuoto da 15 anni. Credo piuttosto che il campionato femminile sia sconvolgente per le ragazze nazionali, che si trovano a giocare delle partite vinte in partenza, assolutamente non in linea con lo standard internazionale. Se accettano di giocare loro, non so perche' non dovrebbero farlo le freshers. Poi nelle squadre femminili di risorse ce ne sono: tecniche grazie a quelle che, nonsostante tutto, sono riuscite a raggiungere standard internazionali e non tecniche grazie all'esempio di quelle che, come me macinano chilometri per infilare il culo in una canoa o di chi passa i pomeriggi al porto o al circolo.
Il viaggio, quello si' e' un problema, e lo e' per tutti, per le ragazze-donne ancora di piu', ma se ci fossero piu' squadre il discorso cambierebbe.
Credo che voler bene alle proprie ragazze non significhi trovare una soluzione di second best (la serie B, o le squadre miste) e proteggerle dalle delusioni, ma significhi convincerle (o forse dare loro solamente l'illusione) di giocare in un campionato vero, non allo stesso livello di quello maschile ma che almeno aspiri ad essere tale. A volte non sembra che il movimento maschile ci stia davvero provando.
just my 1p
scusate, le donne parlano sempre troppo.
a presto in acqua
(e questo giro vivo a 2 ore di aereo, non di treno)
lafuma